Ciao a tutti,
se siete arrivati fin qui probabilmente vorrà dire che abbiamo interessi simili. Anche io, come voi, ho un sogno nei piedi, una Strada davanti. E, forse come voi, ho scelto sentieri in salita e non il comfort di un divano davanti ad un camino. Una scelta per la vita.
Mi chiamo Marta, ho quasi 20 anni e sono stufa delle routine e del banale che mi circonda. Ed è per questo che ho scelto di andare a studiare a Rovigo (sembra non sia una meta molto gettonata dagli studenti, confrontata a Padova, Trieste ed altre città universitarie). Ma andiamo con ordine.
Fin da piccola ho sempre sentito un forte richiamo, una forte spinta all'aiuto all'altro (quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, non c'è mai stata una "ballerina", un'"astronauta" nelle mie risposte: io dicevo che volevo "aiutare gli altri") e alla Pace (lo ammetto, da piccola la "pace" mi piaceva perchè aveva sempre dei bei colori, poi ho capito cos'è e credo fermamente nel diritto di ogni uomo a vivere in assenza di guerre, conflitti e repressioni) e nell'associazionismo scout ho imparato, piano piano, a camminare in queste direzioni. Crescendo, ero impaziente di crescere ancora (purtroppo non in altezza...quella non è mai sovrabbondata), mi sentivo inutile finchè restavo a casa, mi sentivo costretta da quattro mura e da regole che obbligano la maggiore età per fare qualsiasi cosa. Mi sentivo sempre già abbastanza grande per poter uscire in strada con gli Ultimi, per andare in Africa, per andare al SerMiG di Torino,.. Finalmente, con l'avvicendarsi degli anni e delle età, è arrivato il momento della scelta delle superiori (Liceo delle Scienze Umane è stata quella definitiva) e, quest'estate, dopo l'esame di maturità è stato il momento di entrare "nel mondo dei grandi": l'Università. Non essendo molto esperta e informata su facoltà, corsi e affini, decisi che era il caso di scorrere un elenco di tutte le facoltà italiane e di scegliere quale potesse essere quella che mi permetteva di stare con gli Ultimi, in fondo, ai bordi della strada. Per regalare speranza, professionalmente. La prima idea verteva su "servizio sociale": la mia idea (ingenua), infatti, era che fosse l'assistente sociale (così come dice il nome) ad assistere in prima persona, a cercare e ad avere relazione con il disagio. Ma poi scoprii che l'assistenza non era che un lavoro d'ufficio. E decisi che non faceva per me. Successe che, per caso, mi imbattei in "Educazione sociale e animazione culturale" e, tra le aree a cui tale professionalità si rivolgeva, vi erano i Miei (disabili, carcerati, minori, persone senza fissa dimora, immigrati e altri "portatori di disagio"). Ottimo, è lei! E successe che mi innamorai di quello che sarei potuta diventare. Ma, come ogni "amore" che si rispetti, se non ha ostacoli, che valore ha? Ebbene, scoprii che non erano molti quelli che riponevano molta fiducia in questa mia scelta, nella convinzione che non mi avrebbe garantito una stabilità economica. E fu proprio in quel momento, in cui mi trovai con i denti a difendere il mio sano diritto ad arrangiarmi, ma facendo quello che per una vita ho aspettato, che delle deboli tracce di sentiero si affacciavano nella radura della mia vita. Ero disposta a sacrificare un'estate sui libri, mattina e pomeriggio, casa e vacanza, per provare a guadagnarmi un posto alla Galileiana per pesare di meno sulle spalle dei miei genitori. Lo sforzo non è stato coronato, purtroppo, dal successo, ma l'avventura è stata bella e ne è valsa la pena.
L'inizio dei corsi non hanno fatto altro che rafforzare la mia convinzione che la scelta fatta fosse quella giusta e adesso, passo dopo passo, in aula e fuori, a lezione e a casa, l'importante è Camminare, l'importante diventa Formarsi, tendere a una migliore forma per offrire un aiuto efficace.
Ed ora, sulla Strada!
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